Consigli di lettura
Pablito El Drito | Giugno, 2024 | them
Giliberti e Queirolo Palmas, Boza! Diari dalla frontiera, Eleuthera
La libertà di movimento non è un diritto universale, ma un lusso per gli occidentali: gran parte dei nati nella parte più sfortunata del pianeta non ha il diritto legale di spostarsi. Eppure con o senza documenti le frontiere della fortezza Europa vengono penetrate ogni giorno da migranti provenienti da luoghi sempre più lontani. Boza!, espressione di felicità della lingua fula che risuona spesso lungo le rotte migranti, è il titolo della pubblicazione appena uscita per Eleuthera. Si tratta di un diario a più voci che racconta le frontiere e i tentativi, spesso falliti, di aggirarle. É un testo agile, che pur essendo un resoconto di una ricerca etnografica durata anni si legge come un romanzo, anche perché gli autori hanno evitato di appesantire il testo con l’apparato critico tipico dei testi di sociologia e antropologia. Ci racconta diversi luoghi (Val di Susa, Lampedusa, Briancon, Gran Canaria, Isole Pelagie, Borgo Mezzanone – frazione di Manfredonia, Casablanca, Sfax – seconda città più grande della Tunisia) e diversi attori di questa tragedia (migranti, guardie, cooperanti, solidali, indigeni, autorità politiche). Un libro che trasuda umanità da ogni pagina e che chiunque voglia comprendere il complesso fenomeno delle migrazioni dovrebbe leggere.
Paolo Lago e Gioacchino Toni, Spazi contesi. Cinema e banlieu, Milieu
Questo libro parla di cinema e di periferia. In particolare, anche se non solo, di cinema e periferie parigine. Analizza infatti la rappresentazione dello spazio suburbano per come appare in molte pellicole, non solo francesi, ma si focalizza su tre grandi film d’oltralpe che raccontano lo spazio periferico in maniera magistrale. “La haine” (1995) di Mathieu Kassovitz, vincitore lo stesso anno del Premio per la miglior regia al Festival di Cannes, “Les Misérables” (2019) pellicola diretta da Ladj Ly e “Athena” (2022) diretto da Romain Gavras. Se l’incomunicabilità tra spazio periferico e potere centrale/poliziesco era la cifra della pellicola di Kassovitz, ne “Les Misérables” diversi poteri locali e clanici (fratelli mussulmani, bande di pusher, zingari e polizia) rendono la vita impossibile ai giovani banlieusard, fino ad un epilogo in cui i piccoli si rivoltano contro tutti. In “Athena” la periferia esplode dopo l’omicidio di un giovane di seconda generazione e la guerra inevitabile tra la macchina militare della repressione statale e bande di scombinati senza futuro assume tinte epiche, da tragedia greca, riprendendo anche molti chiché del cinema di guerra americano. Spazi contesi. Cinema e banlieu piacerà sia ai cinefili sia a chi sta a cuore la questione sociale. Inoltre è arricchito da due saggi di approfondimento di matrice più politica di Sandro Moiso e Emilio Quadrelli.
Valentina Barile, Restare vivi, Wudz
Dopo la pandemia le già fragili comunità andine di Ecuador e Colombia, vittime di secoli di sfruttamento, si sono trovate ulteriormente impoverite. Ma in questi luoghi remoti, nonostante le enormi difficoltà, c’è chi combatte per la libertà e la dignità di tutti. Ci sono uomini e donne che si autorganizzano in anche in questi contesti insidiosi, in cui spadroneggiano guerriglieri e paramilitari coinvolti nel narcotraffico e autorità spesso corrotte, indifferenti o del tutto assenti. Nel breve scritto pubblicato qualche mese fa da Wudz la giornalista Valentina Barile ci racconta dei suoi incontri con donne e uomini riuniti in gruppi, organizzazioni o comitati che difendono non solo il proprio diritto alla vita, alla libertà e a un’esistenza dignitosa, ma attuano anche pratiche di difesa dell’ambiente naturale, sempre più danneggiato dal disboscamento e dalla coltivazione e lavorazione della pianta di coca. Restare vivi è un racconto senza fronzoli delle forme di resistenze di indigeni, studenti, piccoli proprietari indipendenti, contadini e afrodiscendenti che rifiutano la violenza dei gruppi armati paramilitari, rivoluzionari, della polizia e dell’esercito per costruire la democrazia in contesti ricchissimi di risorse, ma dilaniati da sanguinose guerre civili che, come nel caso della Colombia, in sei decenni hanno fatto milioni di vittime. Scorrendo le pagine troviamo splendidi esempi di resistenza civile, tutela della memoria collettiva e pedagogia della pace. Esperienze locali, ma che hanno un valore universale. In coda al testo un ricordo di Mario Paciolla, giornalista e cooperante assassinato durante l’esercizio delle sue funzioni di osservatore ONU dell’accordo tra governo colombiano e FARC.