Consigli di lettura

Pablito El Drito | Settembre, 2024 | them


Antonio Senta, Pane e rivoluzione. L’anarchia migrante, Elèuthera

Profondo conoscitore della storia dell’anarchismo internazionale, Antonio Senta prima di questo suo nuovo lavoro per Elethera aveva già pubblicato due libri con la stessa casa editrice: Utopia e azione, per una storia dell’anarchismo in Italia 1848-1984 e La pratica dell’autogestione insieme a Guido Candela. In Pane e rivoluzione il tema è quello dell’emigrazione anarchica italiana nel periodo compreso tra l’unita nazionale e il secondo dopoguerra mondiale. Nel periodo 1870-1950 infatti, insieme a diversi milioni di emigranti comuni, furono migliaia i militanti libertari che lasciarono il Regno d’Italia e poi la Repubblica a causa della repressione politica o perché in cerca di nuove terre in cui sperimentare una vita più libera e dignitosa. Seguendo le traiettorie migratorie di alcuni di questi militanti si può notare come le linee degli spostamenti uniscano i cinque continenti, andando a disegnare un network globale che impone anche agli storici di ragionare oltre i confini nazionali e linguistici. A tenere insieme la comunità anarchica transnazionale sono state non solo le lotte, propagandate attraverso volantini, opuscoli, giornali e libri, ma anche conferenze, happening, feste e rappresentazioni teatrali, che si svolgevano con modalità simili nei cinque continenti. Il libro copre il periodo dell’anarchismo cosiddetto “classico”, in cui gli emigrati anarchici italiani con le loro lotte e pratiche hanno avuto un impatto fondamentale sui movimenti operai e sulle società “ospitanti”, collaborando con i refrattari di ogni terra e lingua, in nome di quella fratellanza tra sfruttati che è uno dei tratti distintivi del pensiero anarchico. Una lettura adatta a tutti, anche ai non specialisti.

Francois Laplantine e Alexis Nouss, Il pensiero meticcio, Elèuthera

Nuova edizione di un classico del catalogo Elèuthera, Il pensiero meticcio è un testo scritto a due mani dall’antropologo Francois Laplantine e da Alexis Nouss, grande esperto di traduttologia. Oggi, a 27 anni dall’uscita del libro, la sua ripubblicazione è ancora più importante in quanto il fenomeno dell’ibridazione culturale ha accelerato a causa della diffusione delle reti di trasporto e comunicazione e dei network televisivi internazionali. Di questi tempi, infatti, ancora più di prima le dimensioni locali si intrecciano con la dimensione globale, portando a una conseguente mescolanza caleidoscopica di lingue, stili, storie, idee e pratiche. Le Scilla e Cariddi, i due estremi sui quali si rischia di andare a schiantare, sono da una parte l’omologazione culturale (e quindi il rischio di un appiattimento sul pensiero unico) e dall’altra le ideologie identitarie che propugnano una chiusura e quindi un ritorno a un passato mitizzato, irrealisticamente puro. I due teorici, partendo dal presupposto che il meticciato sia un dato di fatto storico e antropologico – non una rivendicazione – rifiutano queste due visioni proponendo una terza via. Una via che dal punto di vista filosofico non è nient’altro che il riconoscimento della pluralità dell’essere nel suo divenire. Il pensiero meticcio è un libro molto interessante, secondo me soprattutto nella prima parte, che è più storico-antropologica, meno nella seconda, che è più speculativa. Ottima la traduzione di Carlo Milani.

Albert Meister (Gustave Auffeulpin), Sotto il Beaubourg, Elèuthera

Quasi cinquant’anni fa, nel 1976, un rinomato sociologo libertario di nome Gustave Auffeulpin, abituato a studiare la vita di comunità di vario tipo e i programmi di sviluppo locali, con il nom de plume Albert Meister ha scritto un libro ironico e tagliente su una comunità immaginaria di squatter parigini dal titolo La Soidisant Utopie du centre Beaubourg. Nel romanzo, assolutamente attuale in quanto la vicenda ricorda quella del noto spazio occupato milanese Macao, lo squat è creato grazie a un fantascientifico dispositivo tecnologico che ricava un vano sotterraneo di 7 milioni metri cubi, disposto su 80 livelli, al di sotto del centro Pompidou. In questo museo sotterraneo, scavato sotto il museo ufficiale, si aggregano diverse comunità di musicisti, pittori, teatranti, tardo-hippy e proto-punkabbestia, ma anche gang di motociclisti, utopisti e attivisti di varie parrocchie politiche e culture eretiche. Stabiliscono che non ci saranno né capi né dirigenti né organizzazioni, aboliscono l’uso del denaro, della grammatica e dei nomi fissi. Con tutto ciò sperimenteranno la vera libertà, emancipandosi dalle catene della norma borghese, creando una comunità ai margini del Sistema? Racconto irriverente sulle dinamiche dell’autogestione e della vita collettiva, Sotto il Beaubourg si legge con la leggerezza di un fumetto eppure racconta dinamiche in cui ben si riconoscerà chi conosce le fatiche dell’autogestione. Esplosioni di entusiasmo collettivo, assemblee infinite, discussioni appassionate ma sconclusionate, risse degne di un western all’italiana, tutto questo e ancora di più in questo godibilissimo scritto, testimonianza della rivolta creativa degli anni settanta.

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