In all our decadence people die | fanzines in mostra a NY

Gabriele Orsini | Ottobre, 2011 | them


Le fanzines prima del web, quando senza InDesign si andava di forbici, colla e fotocopiatrice Xerox. La galleria Boo-Hooray di New York ospita in questi giorni una mostra sulle fanze ricevute dai Crass nel corso della loro breve ma intensa carriera (1977-1984). A giudicare dalla quantità di materiale raccolto, grazie anche al lavoro di Gee Vaucher – l’artista londinese (e anarchica) che con i suoi collages ed i suoi disegni ha contribuito ha creare l’immagine della band DIY per eccellenza – erano migliaia i giovani punk appassionati che spinti dall’impeto della creatività mettevano insieme immagini (possibilmente brutte, sporche e cattive) e testi (pochi per la verità) e spedivano le loro autoproduzioni a Steve Ignorant e compagni. Le fanzines lasciano quindi la soffitta polverosa della Dial House (vera e propria casa della controcultura inglese) e attraversano l’oceano, e a Gee Vaucher (ma anche a noi) viene un po’ di nostalgia per l’odore e la dimensione tattile delle vecchie fanzines, che vivevano in un mondo dove per condividere non bastava un bottone.

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