Sorridi, sei tracciato. Rafael Lozano-Hemmer e Trackers
Gabriele Orsini | Novembre, 2011 | them
Se a Parigi non siete mai stati alla Gaitè lirique, non leggete questo post. Andateci subito e troverete tante soddisfazioni in ogni caso. Comunque restano pochi giorni per visitare la mostra di Raphael Lozano-Hemmer, che presenta Trackers, la sua prima monografica in Francia. All’interno del suggestivo stabile di rue Papin Lozano ha piazzato 13 opere, installazioni capaci di individuare il visitatore attraverso gli algoritmi ed i codici e di interagire con lui. L’arte vede il pubblico, lo sente e reagisce alla sua presenza e al suo movimento. Trackers, nata dall’interesse di Lozano per i sistemi di videosorveglianza e di sorveglianza informatizzata, non ha ragione di esistere senza la costante interazione dei visitatori. Negli ultimi anni queste tecnologie si sono diffuse molto, negli Stati Uniti sono già in uso telecamere capaci di leggere i dati biometrici e comparare il volto di un uomo a quello di un altro già schedato. Che si trovino in spazi pubblici come in spazi privati, il loro utilizzo è molto costoso per la società e benefico per un picccolo gruppo di imprese private. Fin dalla fine degli anni Settanta diverso artisti hanno cominciato a criticare le pratiche di controllo elettronico, pensando ad applicazioni alternative della tecnologia. Lozano ha lavorato sulle loro tracce.
Così in Frequency & Volume il corpo dello spettatore viene trasformato in antenna, e spostandosi di fronte ad un proiettore si possono sintonizzare e controllare le frequenze dello spettro radioelettrico. In The Year’s Midnight gli occhi del visitatore sono trasformati in volte di fumo denso, riflessi su un falso specchio dotato di un sistema di identificazione. Apostatis è una stanza buia, con una serie di proiettori che grazie al solito sistema di identificazione ci evitano sistematicamente. Make Out è un megaschermo con 800 video, coppie che si guardano negli occhi e incominciano a baciarsi appassionatamente nel momento in cui qualcuno si avvicina.
In un video Lozano racconta che si è diplomato in chimica, ma che è sempre stato affascinato dalla dimensione eccentrica della scienza. Nel suo studio di Montrèal lavorano 10 persone, ingegneri, architetti e artisti. Pensa all’arte come una serie di istruzioni, secondo un concetto molto vicino alla programmazione. L’artista programma, mette insieme una serie di comandi che danno la possibilità all’opera di interagire con l’uomo. Anche per la fotografia vale lo stesso, nell’epoca del digitale le immagini non sono stampe, sono valori e informazioni che stanno in una chiavetta usb. E infatti, se compri una stampa di Lozano, lui ti dà anche i parametri dell’immagine, il profilo colorimetrico e tutto quello che serve per riprodurla perfettamente. La foto non è un pezzo unico ma una serie di codici, un’opera pronta a interagire.