Consigli di lettura

Pablito El Drito | Aprile, 2024 | them


A 17 anni dalla pubblicazione dell’edizione originale Dancing in the streets. A History of Collective Joy dell’attivista femminista Barbara Ehrenreich è uscito – ben tradotto dall’americano – in edizione italiana per i tipi di Eleuthera. Nella dettagliata ricostruzione storica l’autrice ripercorre millenni di feste e danze sfrenate, che avevano luogo nei campi, nelle piazze e persino nei templi – chiese incluse. Quest’abitudine alla festa, nata con il raggruppamento di poche centinaia di persone quasi diecimila anni fa, ha permesso fino al XV secolo di raggiungere non solo la gioia collettiva, ma anche stati estatici di massa, ben documentati nel testo, in ogni angolo del globo. Le feste e i rituali estatici – bollati come pagani dopo la Riforma e la Controriforma, sono stati mal tollerati o combattuti aspramente dalle autorità sia in Europa che nelle colonie degli imperi europei. Le leggi anti-rave, lette in questa chiave – sarebbero solo l’ultimo tassello di una lotta iniziata mezzo millennio fa, quando feste a base di alcool, travestimenti e danze fino allo sfinimento – furono vietate dalle autorità sia ecclesiastiche che laiche. O dove diventarono il Carnevale. Una storia della gioia collettiva è un testo affascinante, accessibile a ogni tipo di lettore, dallo storico di professione al giovane raver, che fornisce interpretazioni sul proliferare di divieti diretti a colpire l’organizzazione spontanea dal basso della socialità e del divertimento collettivo. Nelle sue pagine storia sociale, politica e religiosa si intrecciano in una narrazione fluida e accattivante.

Loretta B. Angiori, Libellule nella rete, Zona42

Libellule nella rete di Loretta B.Angiori è un romanzo che si pone tra i generi solarpunk e la speculative fiction, sottogenere sci-fi anni fiorito negli anni novanta. Il titolo è un tributo a Isole nelle Rete, romanzo cyberpunk di Bruce Sterling, ma si riferisce anche al primo server di movimento di cui ho l’onore di essere stato uno dei fondatori (ecn.org). Sullo sfondo di una società post-catastrofe ambientale in cui imperversa una tecnocrazia tentacolare regolata da algoritmi cibernetici e da un sistema di punteggi determinati da onnipresenti intelligenze artificiali, si muovono le due protagoniste dei libro. Rei, microblogger metropolitana, è imbrigliata dalle gabbie della produttività aziendale, ma anche dal controllo della madre iperprotettiva. Chiara, una coder scappata dall’alienazione metropolitana per rifugiarsi in una piccola comunità montana, vive ai margini insieme ad altri esseri umani, ma anche ad un gruppo di androidi senzienti. Una serie di eventi porteranno le due donne a incontrarsi. Un romanzo complesso, ricco di affascinanti ed esoterici dettagli tecnologici, eppure intriso di grandi valori umanistici.

Diego Gabutti, Evasioni. Spillane, Adorno, Cocco Bill e altre torte con la lima, Milieu

Cominciata la lettura dell’ultimo libro di Gabutti, pagina dopo pagina non ho potuto che stupirmi della capacità che ha l’autore di affabulare il lettore, di avvicinarlo a sé, di renderlo suo complice di scorribande letterario-esistenziali. Né saggio critico, né memoir, Evasioni è uno spezzatino ben cucinato e servito in grado di saziare gli stomaci dei lettori più famelici e compulsivi di letteratura di genere – noir e sci-fi in primis – , degli amanti di pellicole di serie dalla A alla Z, dei patiti di fumetti e di sceneggiati d’altri tempi. Umanista pop allergico allo snobismo e ai luoghi comuni, Gabutti serve succulenti bocconi con grande nonchalanche: accosta Adorno a Groucho Marx, Montanelli a Spillane, Borges a Tex Willer. Poi ci aggiunge una vagonata di spezzoni della propria vita: viaggi, incontri, derive psicogeografiche. Non so quanti giornalisti, critici e scrittori avrebbero il vezzo, l’esigenza o anche solo il coraggio di mettersi a nudo come fa l’autore, confessando le sue segrete passioni di lettore onnivoro, razziatore di bancarelle dell’usato di tutto l’occidente, amante del cine-populismo americano (Clint Eastwood, Bruce Willis etc) che anche io adoro, roba per cui negli anni settanta saremmo stati tacciati di simpatie fasciste. Ebbene, a metà libro, incantati dalle sue affabulazioni, dal suo sense of humor e dalle sue straripanti divagazioni vi sembrerà di essergli diventato amico. Libro che fa la felicità dei drogati di libri e film.

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