Consigli di lettura

Pablito El Drito | Dicembre, 2022 | them


Lorenzo Pezzica, “La rivoluzione comincia ora”, Eleuthera

L’esistenza di Pio Turroni (1906-1982), protagonista della ricostruzione storica di Pezzica, si colloca al centro del “secolo breve”, in cui imperversa lo scontro tra fascisti e antifascisti. Nato a Cesena in una famiglia repubblicana e socialista, ultimo di dodici figli, Turroni svolge la professione di muratore abbracciando dalla prima giovinezza gli ideali libertari. Schedato come sovversivo da minorenne, è costretto a emigrare in Belgio e poi in Francia. Lì incontra i più influenti anarchici del suo tempo, tra cui il partigiano ucraino Nestor Machno e Camillo Berneri, con cui collabora fino al suo omicidio da parte degli stalinisti durante la rivoluzione a Barcellona. Braccato, fugge a Marsiglia, quindi in Messico, mantenendo rapporti con compagni da ogni dove, finanziando pubblicazioni – lui, che aveva solo la licenza elementare – per poi rientrare in Italia durante la guerra di liberazione. Figura centrale dell’anarchismo italiano, Pio Turroni, dopo la liberazione prosegue nell’attività politica e culturale, pubblicando libri, giornali e riviste di importanza straordinaria, facendo risplendere la fiamma dell’anarchia negli anni bui compresi tra il dopoguerra e gli anni sessanta. “La rivoluzione comincia ora” è una biografia ben scritta e documentata, che ricostruisce non solo la vita di Turroni, ma anche, con dovizia di particolari, oltre mezzo secolo di storia del movimento anarchico internazionale.

Stefano Ghittoni (a cura di), “Milano off 1980-198X”, Milieu

Negli ultimi mesi sono usciti molti libri che aiutano a storicizzare la Milano degli anni ottanta, ma questo, appena uscito per Milieu, rispetto ai concorrenti ha un vantaggio: straripa non solo di ricordi, pensieri, riflessioni e allucinazioni, ma anche di bellissime fotografie. Il tutto per una cifra (finalmente!) abbordabile. In questo ricchissimo lavoro di memoria collettiva abilmente cucito da Stefano Ghittoni, spirito generoso e dalla mente poliedrica, convivono immagini e scritti di una trentina di stilosissimi e spesso improbabili partecipanti alla scena irripetibile della Milano di quarant’anni fa. Fotograf*, stilist* videomaker, dj, regist*, cantant*, musicist* & artist* delle più disparate discipline narrano – ognuno con il suo stile e dalla propria angolazione – un sottomondo nascosto fatto di luoghi ormai scomparsi, animato da eccentrici personaggi in cerca di sé e di un proprio ruolo in una città che da grigia capitale industriale stava diventando l’epicentro dell’industria creativa italiana e del terziario avanzato. Tra questi Ivan Cattaneo, Patrizia di Malta, Fred Ventura, Paolo Rumi, Marina Spada e Giacomo Spazio. Punk e a capo, dai centri sociali agli atelier di moda, passando per il Plastic, tutto nel giro di poche righe. Impossibile non apprezzare un lavoro di questo spessore.

Alexander V. Shubin, “Nestor Machno. Bandiera nera sull’Ucraina”, Eleuthera

Pubblicato in tempi non sospetti una decina d’anni fa, il libro di Shubin – storico moscovita – torna in questi giorni in libreria in edizione aggiornata. La caduta dell’URSS e la conseguente apertura degli archivi di stato ha consentito a una nuova generazione di storici post-sovietici, di cui l’autore fa parte, una ricostruzione dei movimenti sociali che hanno contribuito alla rivoluzione russa nel quadriennio 1917-1921. Tra questi ci fu il movimento contadino di cui fu capo Nestor Machno, che imperversò in una vasta area dell’Ucraina. Abilissimo organizzatore, Machno fu il leader principale di un movimento che realizzò un complesso esperimento di autogestione e democrazia diretta, ma non solo. Astuto e valoroso capo militare partigiano si scontrò – spessissimo uscendone vincitore – con gli eserciti occupanti austro-tedeschi, i nazionalisti ucraini, le truppe zariste, ma anche con l’Armata Rossa. Il libro di Shubin racconta l’ultima rivolta contadina europea, restituendo ai lavoratori ucraini della terra – al di fuori dell’orbita e del progetto politico bolscevico – il giusto peso che hanno avuto nella vicende della rivoluzione sovietica.

Doc Pavlonium, “Humans are gone”, La Sabbia

La musica di “Humans are gone” si trova in un punto indefinito che collega via Padova, Milano a Detroit, Michighan. Doc Pavlonium in questo suo terzo vinile apre alle sonorità electro e prototechno utilizzando suoni caldi e avvolgenti (a1 “Do we have another moon?”). Offre geometrie techno spensierate in “Robot cities planet control” (a2) e un gorgogliante funk-sintetico in “Humans are gone” (a3). La macchina del tempo sembra trasportarci indietro in “Suspended in silence” (b1), brano moroderiano dall’accattivante bassline, come anche in “2-3333 d.c.” (b2), traccia retro-techno sbarazzina. Chiude l’album “Space music for space people”, un sognante brano breakbeat dal basso graffiante.

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